Autori:Marina Pratici
Edizione:Edizioni Cannarsa, Vasto 2010 Prefazione di Luigi Alfiero Medea. Primo premio assoluto per la “Silloge inedita“ all'Histonium 2010 pp. 20 Prezzo:€ 8,00 |
Marina Pratici prosegue nella sua lirica all'insegna del Rosa, colore e soggetto dai vasti significati che per l'autrice diventa una chiave per interpretare (o colorare di simbolico) anche la realtà più feroce.
Tutti i testi della silloge presentano una citazione iniziale che presenta la “Rosa” come elemento di introspezione, di salvezza e di amore; una delicatezza che si interfaccia intensamente con il lettore, in viaggio attraverso testi che spaziano dall'attesa dell'amore, alla figura struggente del padre perduto, al triste destino dei bambini soldato. “Non colgo il bello, | passaggi di nuvole avventuriere a mutar lo sfondo | di questo strazio lento”: i passaggi eloquenti della scrittura di Marina Pratici rendono efficace un messaggio forte, che pone in risalto una delusione esistenziale a cui si interfaccia una volontà mai doma di riscatto. L'assenza e il dolore vengono esorcizzato dall'evocazione del Rosa che è l'incipit dei testi, nelle parole di importanti autori del passato; i sentimenti più negativi vengono introiettati e elaborati attraverso un profondo svisceramento. “Passo il guado, | tra fragile odoranza sparsa dal vento | tra filari di Eterno in culle di pietra | accarezzo il tuo volto in cornice di velo, | appoggio la fronte su amata rammentanza.”: l'immaginario di Marina Pratici, riscattato attraverso lo “Stabat Rosa” evocato nel titolo della silloge, erompe prepotente a sconfiggere”le culle di pietra”, trovando rifugio nel ricordo. La Rosa invocata non è altro che l'autrice, depositaria di quella serena consapevolezza da accogliere senza indugio. (Ginevra Grisi) |