Autori:Marina Pratici
Edizione:Albus Edizioni, Napoli 2010 Prefazione di Anna Bruno. Copertina realizzata da Giuseppe Leodato pp. 54 Prezzo:€ 8,00 |
Possessivamente ricorrente la presenza della rosa è in realtà uno dei pochi elementi omogenei che pervadono questa monodia. Chiamata in appello ad ogni esergo che l'autrice pone a inizio di ogni testo, la rosa sta ad evocare per antonomasia l'ispirazione del poeta, appunto nel titolo Monodìa di rosa.
E' un canto sommesso quello che Marina Pratici declina in quadri ora elegiaci ora intimi, spesso in forma di dedica. La componente immaginifica fa talvolta incursione più per risvegliare una simbologia minore che per trovare nella natura il suo alfabeto di riferimento. Laddove la lingua cede al preziosismo e omaggia letture care all'autrice (da Rilke a Sbarbaro, da Pessoa alla Dickinson e altri) l'attenzione dell'autrice è sempre e comunque riscossa dalle note della vita che possono evocare il canto sino a vaneggiare una fusione nell'oggetto, nel fiore agognato e “Rubare la scena | ai compagni di mazzo | con palesato candore | soave imbarazzo. | avvizzire con classe | profumare quel poco | sedurti leggera, | sensuale e rigorosa”.
Ma la Pratici non rimane e non ci lascia in balia del fiore amato, consapevole che una rosa ha le sue spine. Senza quasi che ce ne accorgiamo dal fiore siamo trasportati alla nuance, e scopriamo così che rosa non è più un fiore ma il riflesso che ciascun nero può assumere se illuminato di tralice: “come un lutto evaso | come un progressivo | travaso | che sfuma | nel nero | in un istante | di rosa | ripreso.”. (Recensione a cura di Ginevra Grisi Pubblicata su: Literary nr. 5/2011) |